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sabato 20 maggio 2023

FANTASTICAZIONE E CONFABULAZIONE: LA MACCHINA SEMPRE IN MOVIMENTO Considerando ora le fantasticherie e il dialogo interno, dobbiamo sottolineare che uno degli aspetti della loro complessità consiste non solo in un’enorme articolazione multivariata dei propri componenti , ma anche da quella che potremmo considerare una dinamicità e soprattutto un’autonomia di tali processi. . Cerchiamo di spiegarci meglio. Se la funzione del mondo immaginario si esaurisse nella messa in atto di un processo di riequilibrio delle tensioni, sarebbe ovvio il ricorso a fantasie standard e ripetitive o a inibizioni (rimozioni, repressioni ). Invece il processo fantastico e confabulatorie è sempre in atto, non si ferma mai ( anzi prosegue anche nel sonno REM, con i sogni). Inoltre proprio le fantasie e confabulazioni ripetitive fanno parte della particolare clinica del Disturbo Ossessivo-Compulsivo quindi di una situazione della quale vi è un irrigidimento delle difese estremo. Ma nella vita normale questo non accade ed anzi risalta l’elasticità delle produzioni immaginarie come ben si sa quando facciamo la contrapposizione tra che è “senza fantasia” e chi è fantasioso. Vi è quindi in azione una “macchina” fantastica e confabulatorie gigantesca e mai in quiete. O meglio in quiete solo quando qualcosa d’altro, di esterno, ci coglie e ci conquista . SOLITUDINE E FANTASIA Si potrebbe osservare che la produttività fantastica è spesso messa in atto da una stimolazione esterna o dalla previsione di una futura stimolazione esterna. Ma non è sempre così. Vi sono continuamente prodotti immaginari che emergono anche quando non vi siano eventi passati, presenti o prevedibilmente futuri che inducono reazioni fantastiche . E allora dobbiamo notare qualcosa d’altro che ci ricollega a quanto detto sopra sulla presenza immanente di un oggetto esterno che in effetti blocca l’immaginazione. I processi fantastici sono essenzialmente messi in atto nella solitudine ( solitudine non necessariamente reale, basta pensare a chi è soprappensiero pur stando in compagnia di qualcuno). In questo caso cosa significa essere soli? Significa anzitutto interrompere il collegamento percettivo-sensoriale o meglio abbassarne la rilevanza o meglio attivarlo solo in modo oscillatorio quel tanto che basta a chi è immerso nei propri pensieri di evitare di inciampare in un gradino. Se la solitudine o meglio l’attenuazione dei rapporto con la realtà appare come una caratterizzazione dei processi immaginativi, c’è qualcosa nella suddetta solitudine che ha a che fare con le fantasie e le confabulazioni. . La solitudine o meglio l'isolamento dal mondo esterno o meglio ancora l'inibizione o attenuazione della rilevanza degli stimoli esterni. Cioè è una macchina sempre in movimento. E’ analoga alla macchina fisiologica che è continuamente in funzione nel nostro corpo e ci fa vivere. Ma la spiegazione va fatta risalire alla totale nostra “materialità” anche se le difese contro questa concezione materialista sono , ideologicamente, una costante variegata nei millenni della storia del pensiero umano. Questa. Se si vuole essere franchi, è una materia esplosiva. E' una materia esplosiva perché sempre censurata in modo negativo perché inibitrice dei comportamenti nella realtà e segnale di frustrazione rispetto alla stessa realtà- IL DIVIETO DELLA REALTA' Ma si è andati oltre: pur di non accettarla e di criticarla si à passati in una situazione di opposizione estrema alla realtà stessa.Vengono in mente certe pratiche quali quelle orientali nelle quali la meditazione diventa diniego dei contenuti fantastici e confabulatori ( mi riferisco al buddismo o a pratiche tipo Yoga dove, colla benedizione di assunti metafisici, si tende ad un annullamento di queste detestabili rappresentazioni fantastiche che ci assalgono). Presupponiamo quindi che il flusso di rappresentazione visive ed uditive che investe la persona sia un continuum spezzato. Continuum in quanto temporalmente non ha mai sosta (neppure quando dormiamo! E chissà forse quando saremo morti...). Spezzato in quanto è instabile nella sua organicità , sia per quantità che per qualità. In altri termini i flussi rappresentativi non sono equivoci e tendono a scindersi in blocchi di pensieri fantastici e reali. Solo nelle gravi forme ossessive o in quelle depressive o paranoidi, esiste un insistere coatto su certi contenuti. Nella cosiddetta normalità le tematiche ripetitive sono presenti ma c’è una certa “libertà” di modificarne i contenuti, tenendo conto però della funzionalità strategica di quella fantasia e cioè, come esamineremo in dettaglio più avanti, perseguire una mediazione il meno onerosa possibile tra impulsi e difese contro i medesimi. Le modificazioni di dettaglio di questi prodotti fantastici diventano addirittura necessari per soddisfare il continuo e coercitivo richiamo al principio della Realtà. In altri termini io sono perfettamente consapevole che si tratta di contenuti irreali e nella provvisorietà del mio dover credere di essere normale, mi è proibito (dal sistema di controllo che denominiamo Super-Io)di diventare Don Chisciotte. Con tutto il rammarico per l’estasiante miraggio di essere questo splendente personaggio.